Confesso di avere un debole per Plutarco: da sempre me lo rendono molto caro la sua immensa cultura, il suo garbo, la sua raffinatezza, la sua calda e sincera comprensione per l’essere umano, il suo ottimismo morale, i suoi toni sempre controllati, le sue posizioni sorprendentemente moderne riguardanti la donna, i figli, la politica, l’amicizia, gli animali, la natura e tanti altri settori della vita umana.
Diversamente da Curzio Malaparte che nel 1936 si dichiarava disgustato da Plutarco «dal suo civismo utilitario e dalla sua morale borghese» e si augurava anche che fosse bandito dalle scuole perché «dannosissimo ai giovani», io mi auguro che Plutarco possa trovare sempre più spazio nei programmi scolastici che dovrebbero occuparsi di lui attraverso la lettura non solo di alcuni brani delle Vite parallele, ma anche dei Moralia, un mirabile serbatoio di opere che spaziano in ogni campo del sapere con una sorprendente carica di attualità.
Oggi più che mai la scuola ha bisogno di Plutarco, anzi, mi correggo, l’intera società ha bisogno di Plutarco, della sua immensa cultura, della sua grazia, della sua intonazione sempre misurata, della sua signorilità, della sua profonda umanità, della sua fiducia nell’uomo e nella sua coscienza morale.
Ognuno di noi ha qualcosa da imparare da Plutarco e prima di leggere alcuni brani significativi delle sue opere, è bene conoscere qualcosa sulla sua vita e sulla sua vastissima produzione letteraria.